Chiediti se sei felice

Chiediti se sei felice

12/04/2024

Può sembrare una domanda banale ma, se ce la ponessimo con l’intenzione di darci una risposta che arrivi dal profondo, forse,  non apparirebbe più tale. Noi che di turismo ed ospitalità viviamo dovremmo esser persone felici.

Come può una persona infelice rendere felice un ospite, che paga per vivere momenti di comfort, gioia, spensieratezza, felicità?

A questo punto il tema si complica perché sarebbe anche doveroso chiedersi se sia corretto definire “felicità” quella che il cliente va cercando o se sia solo un palliativo per uscire un momento, o un periodo, dalla propria tristezza, angoscia, paura, monotonia ecc.

Dicono i saggi che la propria felicità è da ricercarsi dentro di sé, vivendo intensamente il presente e ringraziando per le piccole/grandi che sono lì per noi.

Lasciamo perciò agli altri, ai clienti - ricordandoci che nella nostra vita gli altri, tutti, sono clienti - il modo di entrare in contatto con la loro “felicità” e continuiamo a parlare di noi.

Noi che lavoriamo in hotel, in ristoranti, in centri benessere ecc, noi che siamo principalmente chiamati a dare, o fare, ospitalità.

Se si cercano in internet le parole “dare o fare ospitalità” i risultati si concentrano sulla “dichiarazione di ospitalità” a persone apolidi o extracomunitarie.

Il più affine al mio intento che ho trovato nel web è questo “manifesto dell’ospitalità” , del quale condivido tutti e 10 i punti, valori che da anni riporto nella mia attività formativa e nella mia vita in generale.

Partiamo quindi con l’allinearci al come “intendiamo” il nostro modo di ospitare. Dare ospitalità, a mio parere, suona come un’attività quasi passiva, poco interessata a cosa e come sarà messo a disposizione di chi la riceverà.

Fare ospitalità ha un sapore diverso, più partecipe, maggiormente interessato alla qualità di ciò che l’ospite riceverà in termini di accoglienza e di servizio.

Ovviamente in entrambi i casi il guadagno resta l’obiettivo ma, a mio parere, è il come lo si consegue che ha aspetti – e risultati – molto diversi.

Quindi i principi cui essenzialmente mi riferisco sono:

·         Faccio ospitalità perché ho piacere nel vedere persone contente (qui togliamo di mezzo il termine »«)

·         L’accoglienza e la gestione del cliente sono prerogative essenziali al pari della qualità del sonno, del mangiare ecc che tendo ad offrire

·         Il mio business è “human tailored”, ossia focalizzato sui bisogni dei miei clienti

·         Faccio ospitalità per rendere un servizio, i soldi arrivano di conseguenza

Pertanto, se il mio intento è vedere persone “contente” ed io sono “felice” di farlo, probabilmente la mia “vibrazione positiva” sarà, coscientemente o meno, emanata e influirà sull’ambiente in cui mi trovo.

Di conseguenza avrà un impatto sulle persone che si trovano vicine a me.

                                             

E’ dunque corretto dire che pensieri, comportamenti, azioni ed emozioni di un individuo emettono campi energetici. Questi campi energetici possono influenzare le tue relazioni ed hanno un impatto sull’ambiente attorno a te.

Quindi, più sei autenticamente felice, più il campo magnetico del tuo cuore si amplia e vibra, più grande è il tuo potere di influenzare le persone con le quali interagisci. Al contempo migliora la qualità dell’energia nell’ambiente in cui ti trovi e, di conseguenza, la qualità delle esperienze che vivi.

Per noi che facciamo ospitalità quindi vale ancora di più il principio dell’equivalenza (introdotto da Einstein come principio fondante la Relatività Generale), ovviamente declinato nella nostra quotidianità. Se colleghiamo i punti avremo che:

1)     Noi abbiamo il potere di scegliere se essere felici.

2)    Abbiamo il potere di scegliere come entrare in relazione con gli altri

3)    Il nostro stato armonioso impatta positivamente su chi ci sta vicino, infuenzandone il campo magnetico, attirandolo e mutuandolo al nostro.

4)    Abbiamo il potere di trasformare la relazione con gli altri

                                                                                                          QUINDI

Ho il potere di scegliere come relazionarmi con gli altri e riconosco che il mio modo di pormi influenzerà la qualità del loro modo di entrare in relazione con me.

Se si riconosce tale principio allora tutto può diventare più semplice perché più autentico, ammesso che io sia impiegato nel settore dell’ospitalità o della ristorazione per il piacere di far contente altre persone.

Il nostro modo di accogliere l’ospite, di metterci al suo servizio, di gestire eventuali problematiche e di accompagnarlo nel suo percorso di “felicità indotta” per il tempo della sua permanenza dipende da noi.

Io sono responsabile per la mia felicità. La mia felicità non dipende dagli altri, e nemmeno da cose materiali.

Poi, ad ognuno il compito di “sintonizzarsi e semmai stabilizzarsi” nella  sua serenità….

                                                                

Buona vita a tutti,

Vittorio

P.s.  Ricordo che sono disponibili i seguenti testi:

PROFIT MANAGEMENT ALBERGHIERO (FrancoAngeli Editore)

PROFIT MANAGEMENT DELLA RISTORAZIONE (FrancoAngeli Editore)

STRUTTURE RICETTIVE DI SUCCESSO (FrancoAngeli Editore)