TURISMO ā LA RIPARTENZA Eā LENTA E DIFFICILE
05/05/2021Il momento è delicato per il settore turistico, alle prese con una ripartenza lenta e difficile. Molti gli aspetti fonte di preoccupazione, aggravate dall’operato dell’attuale governo che non crea le giuste condizioni per permettere ad imprese e albergatori di buttare il cuore oltre l’ostacolo.
Chi legge, se mi ha seguito nel recente passato, ha capito che non ho mai creduto alla pandemia e non ho mai considerato questo virus più pericoloso della SARS o di altri che nel recente passato hanno procurato morte.
Nel rispetto dei morti, così come dei vivi, ribadisco che il CV19 può manifestarsi anche in forme gravi ma la sua portata non è tale da giustificare la distruzione di un intero sistema economico.
Oggi, anche i più scettici possono rasserenarsi nell’apprendere da più fonti che medicinali e cure (ormai note) e comunemente praticati hanno ridotto ulteriormente il rischio di morte.
Eppure, nonostante accreditati scienziati e studi condotti da varie organizzazione medico-scientifiche indichino nello 0,015% il tasso di mortalità per CV19, ancora oggi questo virus è demonizzato oltre misura. Si continuano a mantenere regole di distanziamento sociale e di galateo sociale (dispiace constatare che per molte persone sia servito il virus per imparare a portare la mano davanti la bocca in caso si tossica).
In queste settimane ho ripreso a viaggiare passando dalle Marche alla Liguria, al Trentino, al Veneto e rientro in Emilia-Romagna. Cosa ho visto e sentito?
- Persone residenti preoccupate e tristi. La preoccupazione aumenta per chi, avendo già un alto livello di paura da CV19, pensa che il turista possa aggravare la situazione locale
- Albergatori e collaboratori preoccupati dai dati di vendita, dalla gestione dei servizi da erogare e dai maggiori costi da sopportare (prodotti igienizzanti e sanificanti, procedure che aumentano i tempi di servizio con conseguente necessario aumento del personale)
- Destinazioni turistiche devastate con un’occupazione estremamente bassa in settimana che migliora nei week end. Per le città che hanno da offrire arte e cultura non va meno peggio e restiamo su livelli decisamente bassi.
- I clienti degli hotel che hanno deciso di spostarsi sono persone tranquille e con un approccio sereno riguardo al covid. Rispettano le regole aziendali e vivono la loro vacanza potendo, in questi giorni, contare su prezzi bassi, spazi e servizi a loro completa disposizione senza dover far file o rischiare di non trovare disponibilità di questo o quello. I colori e i profumi della montagna, della collina e del mare sono stupendi. Ristoranti e locali semi deserti accolgono e servono con prontezza (ma senza troppi sorrisi). Quindi il momento ideale per andare in vacanza
Sono testimone di telefonate di potenziali clienti che chiedono se l’hotel accetta prenotazioni da chi viene dalla Lombardia, telefonate con mille domande su come si svolgono le pulizie in hotel, come si accede ai servizi ristorativi, cosa si deve fare per andare in spiaggia.
La gente ha paura! E come biasimarla!
I mass media, tutti, hanno fatto una comunicazione costante e massiccia per intimorire la popolazione. Non entro nel merito di ciò che penso a riguardo dei perché ma ribadisco che oggi il CV19 rappresenta un problema solo per chi ha paura di perdere soldi e potere che il virus gli assicura fin tanto che sarà “tenuto vivo”.
Cosa farei se fossi un albergatore?
- Inviterei i miei colleghi a smettere di veicolare messaggi, nei vari canali, in cui si citano tutte le accortezze pro-COVID19, accompagnate da immagini con collaboratori che vestono mascherine, con la segnaletica del distanziamento, con i dispencer di prodotti igienizzanti ecc.
- Suggerirei alle varie organizzazioni ed associazioni di fare rete e investire per una comunicazione “covid free”. Basta parlare di COVID. Le destinazioni devono naturalmente e semplicemente parlare dei loro aspetti caratterizzanti, dei loro punti di forza, senza menzionare il virus o riportare immagini e video ad esso associabili.
- Sensibilizzare enti vari e soprattutto i mass media a smettere di contare i morti per covid e citarli ogni giorno. Acquistare una pagina di giornali nazionali e locali facendo riferimento a quanto questa malsana comunicazione sta deprimendo un settore e quelli ad esso collegati, di per loro già duramente provati.
BASTA PARLARE DI COVID.
Io da oggi in avanti lo farò