Riflessioni sugli andamenti economici del comparto Ho.Re.Ca – Parte 1

Riflessioni sugli andamenti economici del comparto Ho.Re.Ca – Parte 1

01/10/2024

In Italia tra il 2022 e 2023 gran parte degli operatori del mondo HO.RE.CA hanno avuto vita facile per quanto riguarda le vendite. Sono stati anni in cui i prezzi di vendita nel settore hospitality ed in quello ristorativo son saliti – spesso in disequilibrio rispetto al prodotto/servizio offerto -  “giustificati” da una serie di fattori economici.

Secondo uno studio di Enit-Unioncamere, si stima che nel 2023 si siano registrate in Italia 851 milioni di presenze (in strutture ricettive e abitazioni private) che hanno generato un impatto economico sul territorio di oltre 84 miliardi di euro. Rispetto al 2022, si registra un aumento del +2,7% di flussi che però ancora non eguaglia i risultati del 2019, anno record del settore.

Per l’anno in corso la maggior parte degli operatori del settore son partiti ipotizzando di mantenere un comportamento tariffario simile se non più elevato di quello praticato nel 2023.

Le motivazioni nella scelta della propria strategia tariffaria possono essere ovviamente diverse da struttura a struttura per location, posizionamento, tipo mercato di riferimento, risultati passati, investimenti fatti o in corso d’opera ecc.

Vi sarà chi ha seguito le “stime positive” suggerite da qualche operatore del settore, chi ha avrà pensato che certe tariffe sono ormai accettate come la “nuova normalità” dal mercato della domanda. Poi c’è anche chi, senza troppe analisi, semplicemente ha praticato tariffe mediamente alte pensando che, alla peggio, a scendere si fa sempre a tempo.

Credo che ultimamente siano in troppi gli operatori che sovrastimino non solo la capacità di spesa ma anche la quantità di domanda. Al netto delle situazioni derivanti da un meteo poco favorevole, da disastri idrogeologici seguiti dall’ormai scontato terrorismo mediatico (nazionale e non) si è avvertito un movimento altalenante della domanda e la difficoltà a vendere sotto data. Inoltre, sempre con i dovuti distinguo per destinazione, tipo cliente ecc, si è anche riscontrata una minor predisposizione alla spesa.

Kenneth Boulding, economista, poeta e pacifista inglese naturalizzato statunitense, pronunciò un frase diventata celebre ossia: “Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito è un pazzo, oppure è un economista”

Le economie globali stanno subendo profondi cambiamenti ed i pesi si stanno spostando da Ovest verso Est. Russia, Cina ed India oltre a gran parte dell’Africa ed America Latina hanno costruito un sistema di scambi ed intese economiche del quale le loro economie possano ulteriormente beneficiare.

Danny Quah, preside del Lee Kuan Yew Institute di Singapore, riporta i dati di una sua ricerca che dice che tra il 1980 ed il 2020 la quota europea del PIL globale è scesa dal 26% al 15%. Gli Stati Uniti sono passati, nello stesso periodo, dal 21% a meno del 16% mentre Asia ed Asia Orientale sono passate dall’11.5% del 1980 al 25% del 2020. La sola Cina ora è al 18%.

Questi sodalizi possono produrre, così come sta accadendo, effetti economici negativi in questa parte di mondo. Basti pensare a quali continenti e/o nazioni sono ricche di petrolio, gas, minerali (soprattutto quelli usati per batterie di ultima generazione) e grano.

Da considerare invece il caso della  Germania, valutata in default tecnico da oltre un anno e, per fortuna, ancora il primo mercato incoming per l’Italia.

Questa la situazione Europea al 12-2022 visibile su https://it.tradingeconomics.com/country-list/gdp?continent=europe

 
                       

In rosso i paesi o le aree geografiche con ultimo rilevamento del PIL….da notare bene che l’unica nazione in positivo è la Russia.

Termina qui la prima parte di questo articolo. Questi dati vogliono lasciar ad ognuno, secondo il proprio credo socio-economico-politico, la possibilità di fare le riflessioni del caso.

A presto con la seconda parte.

Buon lavoro a tutti.

Vittorio