TURISMO ESTIVO ITALIA 2020
05/05/2020Il turismo estivo in Italia 2020, con le attuali normative, è fortemente compromesso. Premesso che sin dall’inizio dell’epidemia statistiche dicevano che nell’80% dei casi i contagiati sarebbero stati asintomatici o con forme influenzali nella norma. Nel 15% dei casi si potevano manifestare sintomi più importanti e solo nel 5% dei casi il virus avrebbe mostrato il suo lato più virulento, potendo anche portare alla morte. Al 27 maggio ci troviamo con la curva epidemiologica che, come previsto da alcuni importanti virologi, è in decrescita. A differenza di ciò che era la situazione a marzo, oggi si conosce molto di questo virus. Si può intervenire nella cura del Covid19 con più strumenti, riducendo la sua virulenza fino ad annullarla.
Mi chiedo quindi perché, nonostante tutto, politicanti vari ancora oggi si ostinino a:
- Imporre un distanziamento, soprattutto per i bambini, dopo che sono stati chiusi in casa per 3 mesi?
- Limitare la libertà personale
- Militarizzare le città per multare i trasgressori del distanziamento sociale / galateo sociale
- Imporre un distanziamento che limita la reddittività di attività commerciali, ricettive e ristorative?
- Limitare lo spazio di vivibilità di piscine, parchi e spiagge?
- Limitare la vivibilità degli spazi gioco, sia di adulti sia di bambini (aree gioco chiuse o con contingentamento dei bimbi che vi vogliono accedere)
- Obbligare l’uso di mascherine che nella maggior parte dei casi sono inutili e spesso dannose
Tutte queste misure influenzano la vita di tutti e, soprattutto, continuano ad alimentare il circo mediatico di chi ha ancora interesse a demonizzare questo virus. Si alimenta un clima di paura e di incertezza che rallenta l’economia. Per interessi di pochi ci rimette la collettività.
Al di là dell’ingiustizia sociale, si sta mettendo in ginocchio il comparto turistico. Alcune regole creano disequilibrio e una insana competitività tra regioni e destinazioni. Se, ad esempio, in una regione per ogni ombrellone si determina una superficie di 10mq mentre in un’altra di 12mq, che diventano in alcune destinazioni, per effetto di ordinanze comunali, minimo 15mq e fino a 18mq, il cliente verso quale situazione potrebbe sentirsi più attratto?
Una diversa applicazione delle regole può creare una disparità in termini di competitività. E a rimetterci i vari operatori. Infatti, a seconda dei bisogni e preferenze, il cliente che storicamente frequentava una certa destinazione (regione), potrebbe dover rivolgere lo sguardo altrove.
Questi governanti forse ignorano che ogni regola che poni limiti nell’accesso, erogazione e vivibilità di spazi e servizi viene ripresa dai mass media e social network. Può essere storpiata, ingigantita e strumentalizzata per influenzare le scelte di chi la legge.
Il mio invito è che ogni operatore, di ogni settore merceologico, della filiera turistica pensi, oltre che a sé e agli interessi di categoria, più in generale alla destinazione, anche intesa come destinazione Italia. E’ un po’ come immaginare il gioco del tiro alla fune. Chi perde in genere cade. Il problema è che in questo caso chi resta in piedi non ha necessariamente vinto. Serve tenere alta la pressione sulle istituzioni affinché le misure ristrettive vengano ridotte fino a farle sparire. Se si vuole far ripartire il turismo, incentivando tanto gli italiani a restare in Italia quanto gli stranieri a tornarci, bisogna riaprirsi alla vita.
Il virus non è più una scusa!